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Edilizia: resta alto il numero dei fallimenti

10 gennaio 2019
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Il Tribunale di Trento ha comunicato nei giorni scorsi il numero dei fallimenti registrati lo scorso anno nel territorio di sua competenza. Anche nel 2018 è proseguito il trend positivo che, anno dopo anno, ha portato a quasi dimezzare i fallimenti rispetto al picco negativo del 2015. In quell’anno, infatti, le imprese chiuse per debiti in Trentino furono 100, a cui si aggiungevano le 15 entrate in concordato. Da quel momento la costante, anche se lenta, discesa: 97 imprese fallite nel 2016, 80 nel 2017, 55 nel 2018. Il dato, pur positivo, resta però lontano da quello pre-crisi, quando il numero dei fallimenti si aggirava attorno alle 30 unità annuali.


Più stabile l’indicatore delle imprese entrate in concordato in continuità, la procedura che permette la prosecuzione delle attività con rimborso parziale dei debiti. Dopo il record di 35 concordati sottoscritti nel 2014, negli anni successivi il loro numero si è assestato poco sopra la decina: 15 nel 2015, 16 nel 2016, 11 nel 2017 e 13 nel 2018.


A fronte di questi dati tutto sommato positivi, restano alcuni comparti in sofferenza. Fra questi c’è sicuramente quello del porfido, ben lontano dai fasti raggiunti nei primi anni 2000, ma anche quello dell’edilizia, che nonostante alcuni indicatori positivi (fra cui il numero degli addetti), non si è più ripreso dallo scoppio della bolla speculativa.


Per molti anni il mattone è stato il bene rifugio per eccellenza, sogno segreto di chiunque avesse qualche risparmio da investire. Poi la crisi economica, le case invendute e il fallimento a catena delle imprese che le avevano costruite. Problema tanto più sentito nel nostro territorio, dove da sempre esiste una costellazione di piccole e grandi imprese di costruzione. Solo di recente il settore ha mostrato dei piccoli segnali di ripresa, con la risalita dei prezzi al metro quadrato e del numero delle persone impiegate.


L’edilizia paga però ancora le conseguenze di una stretta al credito che non sembra essersi completamente allentata. Le banche, anche quelle che fanno riferimento al credito cooperativo, sono state costrette a stringere i cordoni della borsa, per limitare il rischio di non rientrare dei finanziamenti concessi. In questo modo, però, le imprese faticano a reperire le risorse necessarie a crescere (o anche solo a sopravvivere) e sono costrette a chiudere.


È andata così, ad esempio, per la Costruzioni Melchiori, per la Ipsa costruzioni, per la Bauhaus srl, per l’Idea, impresa di edilizia avanzata srl, per la Omnia immobiliare srl in liquidazione, per la Soluzioni Immobiliari, per l’immobiliare Genus, anch’essa in liquidazione, per la Saf Costruzioni e per l’Edilchiese, dichiarata fallita alla fine del 2017. Tutti nomi importanti del settore trentino dell’edilizia, che non hanno retto il colpo di coda della crisi economica.


La speranza, dicono gli esperti, è che le imprese sopravvissute si siano dotate degli strumenti necessari a resistere a una possibile nuova recessione, rafforzando, in particolare, il livello di patrimonializzazione.